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Tragedia Mottarone: al momento indagato solo Tadini

Tragedia Mottarone: al momento indagato solo Tadini


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Dopo le indagini svolte nei giorni scorsi a proposito dell’incidente alla Funivia del Mottarone a cui erano seguiti i primi arresti , la Procura di Verbania ha poi svolto i primi interrogatori: alla luce di quanto emerso ad essere posto sotto fermo agli arresti domiciliari al momento è solamente il capo del servizio operativo, Gabriele Tadini mentre Luigi Nerini, titolare della società dell’impianto ed il direttore Enrico Perocchio sono stati liberati in quanto secondo la Procura al momento non sussisterebbero gravi indizi necessari per una ulteriore misura cautelare.

Interrogatori sulla Tragedia Mottarone: cosa ne è scaturito

Dagli interrogatori svolti dalla Procura in merito alla tragedia del Mottarone è stato evidenziato come il capo servizio dell’impianto della funivia Gabriele Tadini sia al momento l’unico indagato.

Tadini ha specificato alla Procura come in 20 giorni abbia dovuto chiamare la manutenzione più di una volta ma che nonostante si è intervenuto sull’impianto non è stato risolto pienamente l’eventuale guasto. In programma c’era anche una terza manutenzione che a causa del maltempo non era stata ancora eseguita. Inoltre ha segnalato più di una volta al direttore Perocchio che procedeva all’applicazione dei forchettoni e che questo avrebbe avuto la conseguenza di lasciare l’impianto senza un eventuale sistema di emergenza.

Nonostante queste dichiarazioni la Procura ha valutato che al momento non vi sono elementi sufficienti per accusare Perocchio e Nerini e ha deciso pertanto di non procedere al loro fermo. Mentre la posizione di Tadini è sotto esame dagli inquirenti ed al momento il capo servizio della Funivia Mottarone si trova agli arresti domiciliari.

Il procuratore di Verbania Olimpia Bossi ha espresso la piena volontà di accertare le vere responsabilità dell’incidente che ha causato domenica 23 maggio la morte di 14 persone.

L’imprenditore della società delle Ferrorie Mottarone Srl Luigi Nerini dopo esser stato liberato ha espresso la volontà di incontrare i familiari delle vittime, di vedere le tombe mettendo a disposizione le risorse necessarie per poter risarcire i familiari.