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Vodafone venderà in Europa gli smartphone cinesi, Huawei protesta contro gli Usa

Vodafone venderà in Europa gli smartphone cinesi, Huawei protesta contro gli Usa


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Vodafone ha siglato un accordo di partnership con il marchio cinese di smartphone Oppo, che fa parte del colosso tecnologico Bbk Electronics, in possesso anche dei marchi OnePlus, Realme e Vivo. Si tratta di un accordo che offre ai consumatori una maggiore scelta e accelererà l’adozione del 5G nei mercati internazionali. La gamma di prodotti Oppo sarà infatti resa disponibile attraverso i canali di vendita al dettaglio e online di Vodafone, passando dai telefoni cellulari con un buon rapporto qualità-prezzo agli smartphone 5G leader del settore. Nella prima fase dell’accordo riguarderà Germania, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Romania, Turchia e Paesi Bassi. Ma si parla anche dell’Italia.

Nel frattempo l’altra azienda cinese del settore, il colosso Huawei, è in guerra con gli Stati Uniti di Trump, che pochi giorni fa l’ha aggiunto nell’Entity List, ovvero nella lista di prodotti non americani da tassare e contrastarli. «Una decisione senza alcuna giustificazione – si legge in una nota di Huawei -. Da quel momento, e nonostante il fatto che una serie di componenti industriali e tecnologici essenziali non ci siano stati resi più disponibili, ci siamo impegnati a rispettare tutte le norme e i regolamenti del governo degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, abbiamo adempiuto ai nostri obblighi contrattuali nei confronti di clienti e fornitori, siamo sopravvissuti e andiamo avanti contro ogni previsione». Secondo Huawei «nella sua incessante ricerca di stringere la sua morsa sull’azienda, il governo degli Stati Uniti ha deciso di procedere e ignorare completamente le preoccupazioni di molte aziende e associazioni di settore. Tale decisione è stata arbitraria e dannosa e minaccia di minare l’intero settore a livello globale. Questa nuova normativa avrà un impatto per centinaia di miliardi di dollari sullo sviluppo, la manutenzione e le continue attività di rete che abbiamo implementato in oltre 170 Paesi».