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Torino ricorda Superga con la Mole granata e una messa per pochi al Filadelfia

Torino ricorda Superga con la Mole granata e una messa per pochi al Filadelfia


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Niente Superga per ricordare il Grande Torino, scomparso il 4 maggio di 71 anni fa nello schianto ai piedi della basilica di Superga dell’aereo che riportava la squadra degli “Invincibili” a Torino dopo un’amichevole a  giocata a Lisbona contro il Benfica. Nell’incidente persero la vita le trentuno persone presenti sul velivolo (27 passeggeri e 4 componenti dell’equipaggio) e l’Italia intera pianse così lo squadrone granata, capace di vincere cinque scudetti consecutivi e i cui giocatori, a partire da capitan Valentino Mazzola, rappresentavano la colonna portante della Nazionale.

La pandemia da Coronavirus, anche nel giorno della ripartenza con la Fase 2, impone distanze e impedisce assembramenti, così è stato dato spazio alla preghiera, con una messa officiata dal cappellano del Torino, don Riccardo Robella, allo stadio Filadelfia, la culla del Toro, la casa del Grande Torino. E i tifosi? Tutti in maglia granata sui balconi con la loro sciarpa o bandiera, scattando immagini o girando video condivisi in diretta sulla pagina Facebook del Torino e sul sito www.torinofc.it. E come da tradizione degli ultimi anni, con un’iniziativa fortemente voluta dal Torino insieme ai sindaco della città, Chiara Appendino, la Mole Antonelliana in serata si tingerà di granata.

«Il Grande Torino sarà per sempre uno straordinario simbolo di unità nazionale» afferma il presidente della federcalcio Gabriele Gravina. Il presidente granata Urbano Cairo si augura che sia come allora, quando «il Grande Torino ebbe il grande merito di dare un senso di riscossa e di rivincita a tutto il popolo italiano». E in merito alla ripresa degli allenamenti individuali e in previsione del campionato di Serie A dice: «Credo ci sia la volontà da parte di tutti di provare a vedere se la ripartenza è possibile, mi sembra giusto fare un tentativo. Ovviamente a guidare tutto deve essere sempre il Governo, perché c’è un interesse generale più ampio che va sempre preservato e poi c’è un tema di salute per tutti coloro che graviterebbero attorno al mondo del calcio. E’ uno sport di contatto e in quanto tale comporta una trasmissione molto più facile del virus».