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La locomotiva, analisi del brano di Guccini

La locomotiva, analisi del brano di Guccini


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Uno dei più grandi artisti che la musica italiana abbia mai prodotto. Francesco Guccini ha fatto la storia. In ogni suo testo riusciva ad incastrare una sotto traccia di protesta, di ribellione o di riflessione. Dopo aver già analizzato i testi delle canzoni “Dio è morto” e “Il vecchio e il bambino“, oggi ci ritroviamo a farlo su uno dei suoi brani più iconici in assoluto. Parliamo appunto de “La Locomotiva“.

La locomotiva, il brano di Guccini

“La locomotiva” è un brano pubblicato nel 1972 all’interno dell’album Radici. Come altre canzoni di Guccini, anche questa è stata poi riprodotta in seguito da artisti diversi. In questo caso, l’onore è toccato ai Modena City Ramblers nel 1993. Anche all’estero è stato riproposto, ovviamente in lingua non italiana. La versione russa è stata realizzata dai The Dartz e quella spagnola dal gruppo Baraca Folk all’interno del disco Rellotges de Sol. Il brano è rimasto talmente impresso nei pensieri del pubblico di Guccini, che l’artista lo ripropone abitualmente come ultimo brano di ogni suo concerto. Alfonso Giardini, uno scultore genovese, ha realizzato una scultura per celebrare la canzone. L’opera si trova a Genova.

Spiegazione del testo

Il testo riprende un fatto realmente accaduto che ebbe come protagonista Pietro Rigosi, un macchinista anarchico. L’uomo nel 1893 si impadronì di una locomotiva e si schiantò contro sei carri merci in sosta. Incredibilmente l’uomo sopravvisse. Il gesto fu chiaramente un atto di protesta ma al tempo venne tralasciato da chi raccontò la vicenda. Guccini, venuto a conoscenza della storia tramite la lettura di un libro, decise di dargli il giusto tributo e fece diventare Rigosi un simbolo della lotta di classe. Piccola curiosità: il brano dura circa 8 minuti e l’artista modenese ha dichiarato di averla scritta in poco più di 20 minuti. Ciò dimostra il talento assoluto del cantautore.