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Il vecchio e il bambino, analisi del testo di Guccini

Il vecchio e il bambino, analisi del testo di Guccini


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Il vecchio e il bambino” è un brano di Francesco Guccini, uscito nel 1972 all’interno dell’album “Radici“. Questo è il quarto album del cantautore, pubblicato dalla EMI Italiana. Guccini è l’autore sia dei testi che delle musiche. La copertina del disco, molto caratteristica, mostra i nonni e i prozii del cantante. La tracklist comprende sette canzoni e l’ultima è appunto “Il vecchio e il bambino”.

Il vecchio e il bambino, il brano

Come altre canzoni di Guccini, anche “Il vecchio e il bambino” fu rifatta in seguito da altri cantanti. In questo caso è toccato ai Nomadi. Infatti, la loro versione della canzone fa parte dell’album “Ma noi no!” pubblicato nel 1992. Il brano è stato definito più volte dalla critica come una vera e propria poesia. Il testo parla dell’olocausto nucleare in cui, in un mondo completamente distrutto e difficilmente riconoscibile, ci sono solo due superstiti: un vecchio e un bambino. L’anziano racconta al giovane com’era il mondo prima dell’esplosione nucleare e il bambino, disilluso, crede che sia tutto una fiaba inventata dal vecchio.

Spiegazione del testo

Il due personaggi del testo rappresentano, al tempo stesso, il cammino nella vita dell’uomo. Il vecchio vede la vita come un passaggio incerto, fragile, stanco, quasi rassegnato. Al contrario, il ragazzino è ricco di speranza e non capisce che il racconto del vecchio è la cruda e amara verità. Per questo motivo, il testo termina con la frase rivolta dal bambino al vecchio in cui dice: “Mi piacciono le fiabe, raccontane altre“. Anche il tema ambientale viene trattato nella canzone. La devastazione nucleare simboleggia i danni dell’uomo sul pianeta. E così, anche in questo caso, una canzone pubblicata nel 1972, rimane assolutamente attuale ancora oggi. Il messaggio finale del brano riguarda il rispetto verso la natura, verso i suoi figli e verso la nostra stessa vita.