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La dieta che rispetta l’ambiente

La dieta che rispetta l’ambiente


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Secondo alcuni studi internazionali, la pandemia è stata
causa anche di un cambiamento nelle abitudini alimentari.
Circa il 50% della popolazione italiana ritiene di aver
adottato un’alimentazione più sana ed equilibrata, e il 26%
dichiara di aver ridotto il consumo di proteine animali. Si
chiama “dieta plant based”, e in realtà è nata anche in
risposta alla consapevolezza della crisi ambientale. Occorre
fare tuttavia una distinzione fondamentale: non si tratta
affatto di un’alimentazione vegetariana o vegana, ma di un
atteggiamento verso il cibo più flessibile e tollerante, che si
incentra principalmente sui vegetali, ma non solo. Sono
scelte che tendono innanzitutto alla salvaguardia del
pianeta, così come nove consumatori su dieci dichiarano di
fare secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio
Sostenibilità Nomisma. Su cosa si basa, dunque, la “dieta
planet planted”?

Ispirata alla tutela della biodiversità e alla valorizzazione
delle culture e delle produzioni locali, si basa sul consumo
di alimenti naturali non troppo trattati industrialmente e non
derivanti da sfruttamento di risorse e animali. Meglio se a
chilometro zero, e allo scopo di non causare squilibri sugli
ecosistemi.

Gli alimenti “vietati” sono principalmente le farine bianche,
il latte, gli oli raffinati, la carne rossa o trasformata. A
favore invece di alimenti che contribuiscono positivamente
sul sistema cardiovascolare, riducendo i problemi legati al
diabete, all’ipertensione e alle infiammazioni: quindi
verdure, frutta, cereali integrali, frutta secca a guscio,
integrati una volta a settimana anche da elementi animali
quali pesci grassi, pollame, uova e yogurt. Questo tipo di
attenzione ha inciso sui consumi degli italiani, che si
rivelano sempre più all’insegna del green. Secondo i dati del
Rapporto Coop 2021, durante il lockdown un italiano su
due ha aumentato il proprio consumo di frutta e verdura,
nonostante già da alcuni anni sia notevolmente aumentata la
richiesta di proteine vegetali. Un altro dato significativo è
rappresentato dal boom di prodotti alimentari vegetali
trasformati: dalle bevande a piatti pronti fino a surgelati,
salse e condimenti. Prodotti che numerosi studi di settore
indicano come fra i più bassi, nel mondo alimentare, per
impatto ecologico. Un esempio? Consumare per un anno
una bevanda a base vegetale invece dell’equivalente a
origine animale porterebbe a una riduzione delle emissioni
di CO2 di 104 chili. Tuttavia non si tratta di una totale
rinuncia al consumo di proteine animali, anzi: nel 2021 si
registra un aumento del 2,6%, ma quello che cambia è la
quantità e la frequenza nel loro utilizzo a tavola. Perché il
più grande cambiamento sembra essere avvenuto nella
sensibilità del consumatore, orientata ormai verso un
rispetto dell’ambiente e della salute. E la dieta plant based
sembra rispondere a questa richiesta.