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Cate Blanchet a Venezia: «La lezione italiana sul Covid-19 non è stata imparata»

Cate Blanchet a Venezia: «La lezione italiana sul Covid-19 non è stata imparata»


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Elogio all’Italia e preoccupazione per la situazione mondiale della pandemia. Arriva da parte dell’attrice australiana Cate Blanchett, che quest’anno dirige la giuria del 77° Festival del Cinema di Venezia. Mascherina e distanziamento anche per le star del grande schermo, che stanno ridando vita alla Laguna, senza dimenticare quanto successo. Specie nel nostro Paese, con ospedali, cimiteri e obitori che straripavano, specie in Lombardia, e l’Italia epicentro del focolaio virale in Europa.

«Ogni volta che si avvia un progetto, che sia in una pandemia o meno, sembra sempre il primo giorno di scuola – afferma Cate Blanchett, ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite -. Penso che siamo una specie molto strana che non apprende dagli esempi dolorosi. Ad esempio dalla terribile situazione a cui era sottoposta l’Italia. Spesso ci comportiamo in modi piuttosto ottusi, frammentati e distruttivi, il che non è particolarmente utile».

L’attrice australiana elogia il modo in cui il nostro Paese ha domato il Coronavirus con un blocco totale di dieci settimane e una riapertura progressiva, con norme di allontanamento sociale continue e l’obbligo di indossare le mascherine. Così come è stata in grado di gestire finora i contagi al rientro delle vacanze, a differenza di Spagna e Francia, duramente colpite da un’ondata di ritorno del Covid. La Blanchett inoltre ha parlato con preoccupazione dell’aumento di vittime registrato recentemente nel suo Paese mentre il principale hotspot australiano, lo stato del Victoria, ha esteso lo stato di emergenza per altri sei mesi. Infine la bella attrice si è detta onorata di far parte di un Festival che sta aiutando l’industria del cinema a riemergere da un blocco devastante dal punto di vista economico e artistico, con la chiusura delle sale e dei set di produzione. «Essere di nuovo in Laguna sembra davvero miracoloso» le parole della Blanchett, che dirige una giuria composta anche dagli attori Matt Dillon e Ludivine Sagnier, dai registi Veronika Franz, Joanna Hogg e Christian Petzold e dallo scrittore Nicola Lagioia.