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Carlo Capone, la storia e la discesa del campione

Carlo Capone, la storia e la discesa del campione


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Le storie di ogni campione dello sport sono tutte affascinanti. Questo perché accanto all’idolo che fa l’impresa c’è sempre l’uomo, con le sue fragilità, le sue salite e discese.

È anche il caso di un mito come Carlo Capone, pilota dalla vita intensa e spericolata a cui è stato dedicato un film di successo, Veloce come il vento, con protagonisti Stefano Accorsi e Matilda De Angelis.

In questo articolo che vi proponiamo nella sezione sport raccontiamo qualcosa di più sulle vicissitudini, sportive e non, di Carlo Capone. Un pilota di rally che non può essere dimenticato.

Inizi della carriera del campione

Le vicende di Capone nel racing sono collegate alla sua stessa nascita, avvenuta il 12 aprile 1957 a Gassino Torinese.

È qui che da bambino vede passare manifestazioni importanti di rally quali la Coppa Italia Rally e Rally Team ‘971, coltivando un sogno: correre. E portare a casa le vittorie.

L’esordio avviene nel 1977, quando Capone Carlo viene ingaggiato dalla scuderia Grifone a capo della quale c’è Luigi Tabaton che decide di metterlo alla prova con una A112. Si rivela da subito una promessa del rally, vincendo addirittura all’esordio.

Si trova così, al fianco del figlio del patron, Fabrizio Tabaton, ingaggiato per l’anno successivo. Il campionato di rally li vede l’uno accanto all’altro a pari punti; la vittoria viene data a Tabaton.

Nel 1979 il pilota si riconferma, questa volta alla guida di una Fiat Ritmo Gruppo 2 e va, come si dice nel film, veloce come il vento, vincendo il Rally della Lanterna.

Inizi sfavillanti, che però vedono un Capone muoversi nel rally con talento certamente, ma anche pochi mezzi, senza che gli venga data una macchina di serie A. I successi non tardano comunque ad arrivare.

I successi del campione

Siamo nel 1982, l’anno in cui la nazionale di calcio vince il Mundial. Carlo Capone inizia a correre con un nuovo navigatore, Gigi Pirollo, mentre la Ritmo diventa Gruppo A. I due conquistano subito il Tricolore di categoria.

Nel 1983 avviene la promozione, che porta il duo a Capone-Pirollo a bordo di una Lancia Rally 037. I piazzamenti non mancano, come quello al Rally della Lana.

La coppia non dura a lungo e vede l’addio dell’esperto navigatore. Pirollo motiva la sua scelta con affermazioni in cui racconta del carattere di Carlo Capone: imprevedibile, timido, difficile, ma anche pronto a correre rischi folli, sempre al limite in tutte le occasioni.

Capone passa alla Tre Gazzelle in coppia con un nuovo navigatore, forte ed esperto: sergio Cresto. La Lancia ingaggia anche uno dei piloti più forti dell’epoca: il finlandese Henri Toivonen.

I due diventano rivali: Capone Carlo non accetta le scelte della scuderia, non manda giù la preferenza verso un altro uomo alla guida.

Alla fine riesce a vincere il titolo ERC, ma afferma, in un’intervista ad Autosprint: “Nell’85 non correrò più con le Tre Gazzelle. Non voglio correre più con scuderie private, o ufficiale o niente. Ho parecchi contatti con altri team e vedremo.”

Capone lascia così la Lancia, dopo aver vinto l’europeo. Si trova all’apice della carriera. È qui che inizia la sua discesa.

La discesa del campione

Dopo aver vinto il campionato europeo, Capone si trova a fare alcune gare sporadicamente, ma con scarsi risultati.

Nessuno lo vuole in squadra perché, per quanto talentuoso, il suo è un carattere difficile da gestire e incapace di accettare alcun compromesso. Passa in tempi brevi dalle stelle alle stalle.

Torna nella città natale e si trova ad affrontare un momento difficile anche sul piano privato. Soffre di depressione, perde la figlia giovanissima, si separa dalla moglie, vive la morte del padre.

Che fine ha fatto

Carlo Capone non si è più ripreso dalla rottura con la Lancia e dalle vicissitudini tormentate che hanno contraddistinto la sua esistenza. Attualmente è ricoverato insieme alla madre anziana presso una struttura psichiatrica ad Asti.

A impegnarsi affinché gli fossero somministrate le cure adeguate, in seguito alle vicende tragiche della vita, è stato Carlo Canova, uno dei suoi primi co-piloti.

Nel 2016 a Carlo Capone è stata dedicata la pellicola Veloce come il vento di Matteo Rovere. Le vicende narrate si ispirano alla sua vita ma non rispondono ai fatti realmente accaduti.