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Vecchioni contro la Dad: «La scuola non è distanza, è vita»

Vecchioni contro la Dad: «La scuola non è distanza, è vita»


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Roberto Vecchioni boccia senza mezzi termini la didattica a distanza, definendo la famigerata Dad «una ferita forte, quasi mortale». Secondo il cantautore, che è anche stato insegnate, «la scuola è libertà, felicità, gioia, stare insieme. Non può essere isolamento davanti ad uno schermo e apprendimento a distanza. La scuola è godere e soffrire con gli altri, è partecipare alla vita perché la scuola è vita».

Vecchioni, che ha appena pubblicato un nuovo libro dal titolo “Lezioni di volo e di atterraggio” (Giulio Einaudi editore), ricorda un periodo «molto stravagante» della sua vita, quando era un prof. «E’ una storia corale – spiega il cantautore -. Racconta quando, negli anni ’80, io e i miei ragazzi, sempre di lunedì, avevamo l’abitudine bizzarra di lasciare l’aula per stare in giro nei parchi, nelle strade, nelle osterie, ma anche nelle cliniche o in posti stranissimi, per fare lezioni aperte e libere associazioni di cultura. Si partiva da un argomento come Leopardi o l’atomo e si allargava il discorso. Ognuno diceva la sua e si passava da una disciplina all’altra per capire che importanza potesse avere nella nostra storia una certa scoperta o un certo approccio con gli altri».

Le lezioni di Vecchioni

Nelle sue lezioni c’è spazio per Socrate, ma anche per Fabrizio De Andrè o Alda Merini, con una poesia inedita, «sempre visti in una maniera nuova nel tentativo di rinfrescarne l’immagine». Un modo di insegnare e di imparare che richiama Aristotele e le grandi scuole filosofiche greche, con gruppi in ordine sparso, con studenti in piedi, sdraiati, uno in braccio all’altro. «Un modo di stare insieme totale in cui la regola era non concedere mai spazio all’ovvio, mai il luogo comune – dice Vecchioni -. Era una classe particolarissima, molto bella, curiosa, colta. Abbiamo passato insieme giornate indimenticabili, giornate di follia, ma era una follia buona che andava oltre la normalità e le regole di tutti i giorni. Poteva durare anche a lungo questo aggrovigliarsi di nuvole e mondi, ma si atterrava, prima o poi si atterrava sempre».

La scuola di Roberto Vecchioni è lontanissima da quella imposta dalla pandemia, con la didattica a distanza. «Un peccato, perché in Italia abbiamo insegnanti bravissimi, tra i più bravi del mondo, che sarebbero attrezzati perfettamente per portare i ragazzi fuori e fare scuola in un modo diverso. La cultura non è sapere ma cercare. Sapere è un punto di arrivo, anche troppo fermo». Il cantautore confessa di stare «malissimo» per l’abbandono delle aule: «Spero si possa trovare presto una soluzione per far tornare i ragazzi in classe. La scuola è stare insieme, conoscersi, amarsi, deprecarsi, non capirsi… Ma capirsi dopo, vedere insieme cos’è la vita». Con un ultimo messaggio di ottimismo: «So benissimo che i ragazzi ce la faranno lo stesso. Passerà questo momento drammatico e non lascerà segni».