Errore, nessun ID annuncio impostato! Controlla la tua sintassi! Rocca Albornoziana: la fortezza che sovrasta Spoleto | SubitoNews

Rocca Albornoziana: la fortezza che sovrasta Spoleto

Rocca Albornoziana: la fortezza che sovrasta Spoleto


play Ascolta questo articolo

Rocca Albornoziana è il principale baluardo del sistema di fortificazioni voluto da papa Innocenzo VI per rendere più evidente l’autorità della Chiesa.

La storia di Rocca Albornoziana

I lavori di costruzione si svolsero fra il 1363 e il 1367, e furono presieduti dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz, sotto la direzione dell’architetto eugubino Matteo Gattaponi. Quest’ultimo progettò sapientemente un edificio che potesse essere nel contempo solida e imponente fortezza, ma anche elegante e confortevole residenza; a tale scopo utilizzata da molti ospiti illustri. La Rocca, dopo il Cinquecento, ha iniziato a perdere d’importanza e, dal 1764, i governatori preferirono risiedere dentro le mura cittadine. Dal 1817 la fortezza fu adibita a carcere fino al 1982. Dopo anni di impegnativi restauri, nel 2007 è stata adibita come sede permanente del Museo nazionale del Ducato di Spoleto. All’interno della Rocca sono situati anche il Laboratorio di diagnostica applicata ai Beni culturali e la Scuola europea di conservazione e restauro del libro antico.

Rocca Albornoziana: la struttura

La struttura del perimetro è rettangolare. Ha quattro torri angolari e due spazi divisi da un corpo mediano collegato ad altre due torri: il Cortile delle armi, che occupa l’area per le truppe, e il Cortile d’Onore circondato da edifici per i governatori. Qui soggiornarono anche pontefici, tra i quali Bonifacio IX nel 1392 e Niccolò V nel 1449. E in alcune occasioni, Lucrezia Borgia. L’area è circondata da un doppio loggiato. Un pozzo esagonale, al centro del cortile, sormonta una grande cisterna usata per la raccolta dell’acqua piovana. I due cortili sono collegati da un tunnel affrescato; sulla volta è dipinto lo stemma di papa Gregorio XIII. Dallo scalone d’onore si sale al piano nobile; una porta in pietra cinquecentesca dà accesso all’ambiente più vasto: il Salone d’Onore che ospitava banchetti e grandi cerimonie. La camera pinta, nella torre maestra dove alloggiava il castellano, si raggiunge dal salone.

Il Museo nazionale del Ducato

Del processo di recupero fa parte anche l’istituzione nel 2007, del Museo nazionale del Ducato, che vuole qualificarsi soprattutto come il luogo della narrazione dello sviluppo storico, politico e culturale del “Ducato di Spoleto”. La vasta area territoriale di cui Spoleto fu il centro, assunse questo appellativo nel VI secolo d. C. quando il popolo dei Longobardi, nella discesa lungo la penisola, dette vita a questa forma politico-amministrativa di governo del territorio. Da quell’epoca la denominazione di Ducato di Spoleto continuò a identificare quest’area fin oltre il XVII secolo, a testimonianza di quale ne fosse la rilevanza storica, geografica e politica ancora dopo tanti secoli. In questa complessa e lunga storia, l’edificazione della Rocca fu un passaggio cruciale nell’organizzazione del territorio e nella gestione del potere. Due storie che si intrecciano, come sono strettamente legati i livelli di narrazione che ne vengono proposti.