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Magnini assolto, Sun Yang condannato: Il doping agita le acque

Magnini assolto, Sun Yang condannato: Il doping agita le acque


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Acque agitate per il doping. Il mondo del nuoto è in subbuglio per due vicende che si sono risolte clamorosamente, anche se in in modo auspicato, nel giro di due giorni. Al centro due sentenze del Tas, il Tribunale Arbitrale dello Sport, con sede a Losanna, che ha giudicato i casi di Filippo Magnini e di Sun Yang.

Assolto il pesarese, che era stato squalificato per quattro anni dal Tribunale antidoping italiano per presunto tentativo di assunzione di farmaci proibiti; condannato invece a otto anni il cinese, ribaltando la sentenza assolutoria della sua federazione dopo che aveva distrutto a martellate i campioni di un urina di un suo test. Le vicende risalgono al 2018, quando Magnini, due volte campione del mondo dei 100 sl (2005 e 2007), s’era già ritirato, e Sun Yang, 3 ori olimpici e 11 mondiali nonché il primato assoluto dei 1500 sl, preparava la stagione che portava ai Mondiali coreani di Gwangju e la nuova sfida con il nostro Gregorio Paltrinieri e l’australiano Mack Horton.

Il pesarese, ex fidanzato di Federica Pellegrini e ora promesso sposo all’ex Velina Giorgia Palmas, era accusato di rapporti scorretti con il medico-amico Guido Porcellini, sotto processo penale per traffico e utilizzo di materiale dopante. «Il Tas mi ha assolto in pieno da ogni tipo di accusa: è come aver vinto un altro oro» le sue parole, prima di promettere vendetta (farà causa per risarcimenti) e promuovere il suo libro-verità prossimo

alla pubblicazione (“La resistenza dell’acqua”), in attesa di scoprire la data del matrimonio. Il cinese invece aveva distrutto i campioni prelevati dalla Wada in un controllo a sorpresa a casa sua nel settembre 2018, e già squalificato tre mesi per doping (stimolante) nel 2014, ha ricevuto il massimo della pena che mette fine alla sua carriera. «Non è giusto, credo fermamente nella mia innocenza» la sua protesta, annunciando ricorso. «Giustizia è fatta» esulta invece la Wada. Non lo fa Paltrinieri («provo solo tristezza»), nonostante abbia perso medaglie ancora più importanti con il cinese in acqua (arrabbiato invece Gabriele Detti). Il colmo? Mack Horton, argento nei 400 sl dietro Sun Yang ai Mondiali di Gwanjiu, dove si rifiutò di salire sul podio per non condividerlo con lui, ha invece ricevuto minacce di morte dalla Cina. La morale? La giustizia sportiva sul doping ha tempi troppo lunghi, che falsano carriere, risultati, verità.