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L’ombra del doping sul Tour de France e sul colombiano Quintana

L’ombra del doping sul Tour de France e sul colombiano Quintana


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L’ombra del doping torna ad oscurare il ciclismo e il Tour de France appena finito, ma anche il Mondiale che l’Italia ospita questa settimana a Imola. La Procura di Marsiglia ha aperto un’indagine preliminare sul sospetto uso di doping durante la Grand Boucle e due membri della squadra Arkea-Samsic (il medico e il fisioterapista), di cui è leader il colombiano Nairo Quintana, sono stati messi in stato di fermo. Secondo L’Equipe, i gendarmi di un’unità speciale di sanità pubblica hanno condotto una perquisizione mercoledì scorso a Meribel, nella regione della Savoia, sui corridori della squadra Arkea-Samsic, all’arrivo della durissima 17ª tappa del Tour, nel giorno in cui Quintana è affondato, incassando 25 minuti di ritardo dal vincitore, il connazionale Miguel Angel Lopez.

Il procuratore di Marsiglia, Dominique Laurens, ha confermato «la scoperta di numerosi prodotti per la salute tra cui medicinali negli effetti personali… e soprattutto un prodotto che potrebbe essere qualificato come doping». L’ufficio del pubblico ministero ha rifiutato di fornire ulteriori informazioni,

Lo stesso Nairo Quintana è stato sottoposto a interrogatorio insieme al fratello Dayer domenica, dopo l’arrivo del Tour a Parigini, mentre quel giorno la loro camera d’albergo è stata perquisita. Tra il materiale sequestrato (ricordiamo che i corridori non sono autorizzati a portare alcun farmaco: tutto deve essere registrato e trasportato dal medico di squadra) sarebbe stato trovato il famoso fialoide, un diluente del sangue troppo denso ritrovato in tutti gli ultimi casi di doping.

Il procuratore di Marsiglia ha aperto un fascicolo per «amministrazione e prescrizione di prodotti o metodi proibiti senza prescrizione medica». Reato che si configurerebbe anche se i prodotti non fossero dopanti di per sé.

Quintana, 30 anni, ha vinto il Giro d’Italia nel 2014 e la Vuelta di Spagna nel 2016, salendo tre volte sul podio (due volte secondo e una volta terzo) del Tour de France. Nato da una famiglia poverissima, da bambino andava e tornava da scuola in bici sui sentieri del suo villaggio, ben oltre i 3.000 metri di quota. È uno dei corridori più amati del ciclismo mondiale e non è mai stato sfiorato da sospetti di doping nonostante le sue straordinarie prestazioni in salita.