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Le sagre: il legame col territorio

Le sagre: il legame col territorio


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Le sagre hanno un forte legame al territorio: in Italia sono oltre 40.000 con un giro di affari miliardario, che spesso però si sono traducono in abbuffate che attirano folle di turisti, soprattutto in estate.

Le sagre e la loro origine

In realtà le sagre nacquero come feste sui sagrati delle chiese in onore dei santi che praticavano l’astinenza. La parole proviene dal latino “sacer”, ossia “sacro”, e indicava proprio un tipo di festa popolare legata alla consacrazione di un tempio, una chiesa o un altare, in cui veniva allestito un mercato o una fiera. Successivamente le sagre diventarono riti popolari legati alla celebrazione dei raccolti, una sorta di ringraziamento per il cibo ricevuto in abbondanza: da qui l’unione particolare al territorio, che la sagra intende ancora oggi valorizzare. Fin dalle sue origini, dunque, la sagra, oltre ad esprimere un legame autentico col territorio, era un momento festoso, in cui l’aspetto alimentare si univa a quello di una grande kermesse in cui la prima regola era mangiare oltre la moderazione quotidiana. Abitudine che poco per volta andava a inficiare il significato strettamente devoto e religioso.

Le sagre che legano il cibo al territorio

Sotto il nome di sagre in realtà di nascondono non solo eventi con una lunga storia e tradizione popolare che conservano anche un rispetto della qualità, ma purtroppo semplici fiere di paese con l’obiettivo di attirare turisti e visitatori, tradendo così il vero legame del cibo al territorio. Per ottenere meritatamente l’etichetta di sagra, l’evento deve soddisfare alcuni requisiti: proporre piatti legati alla storia di quel territorio con ricette tramandate in famiglia, di generazione in generazione; pietanze legate a riti centenari; ricette semplici con ingredienti naturali del territorio che rappresentano anche uno spaccato sociale. Inoltre gli organizzatori dell’evento, operatori locali del settore enogastronomico e turistico, devono promuovere l’iniziativa correlandola alla cultura del cibo, e devono avere un’attività di almeno cinque anni.