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La leggenda di Umberto I e del suo gemello diverso

La leggenda di Umberto I e del suo gemello diverso


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Una leggenda poco conosciuta riguarda uno dei più grandi Re d’Italia: Umberto I, nato a Torino il 14 marzo 1844 e morto a Monza il 29 luglio 1900. La leggenda è particolare anche perchè si svolge temporalmente nei suoi ultimi giorni di vita e riguarda una persona che potremmo definire un suo “gemello diverso”. Ma andiamo con ordine! Conosciamo dapprima la storia di re sabaudo.

La storia

Regnò per ben 22 anni fino al 1900. Figlio di Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, Regina del Regno di Sardegna. Il suo fu un regno davvero particolare, contrassegnato da situazioni davvero sUmberto I regnò per ben 22 anni fino al 1900. Discendente della monarchia sabauda, figlio di Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, Regina del Regno di Sardegna. Il suo fu un regno davvero particolare, contrassegnato da situazioni davvero singolari, che suscitarono nei suoi sudditi emozioni e sentimenti a volte contrapposti.  Infatti, a causa del suo atteggiamento nei confronti dei moti popolari del 1898, che lo portò a soffocare le manifestazioni con molta irruenza, egli fu vittima di ben tre attentati, fino all’ultimo attentato fatale che gli costò la vita.

La leggenda di Umberto I

La leggenda

Il personaggio di Umberto I, però, viene ricordato nell’immaginario popolare soprattutto per una leggenda davvero singolare, e di questo vi vogliamo parlare oggi. Partiamo dall’inizio. Il Re, il 28 luglio 1900 si trovava in visita a Monza e, insieme al suo aiutante in campo, si recò in un ristorantino a lui consigliato: lì trovò una grande sorpresa: il padrone del ristorante era praticamente il suo sosia!

Effettivamente incontrare un sosia non è poi così strano, ma se consideriamo che il padre di Umberto, Re Vittorio Emanuele II era stato un donnaiolo davvero incallito, e tra l’altro Monza era uno dei suoi territori più “battuti” allora.. le cose sono differenti! Non si tratta più di leggende antiche ma di veri e propri gemelli diversi, nati dallo stesso padre che “seminava” in più campi….

Le coincidenze

Parlando con l’oste il monarca scopre che erano entrambe nati lo stesso giorno e alla stessa ora, ed entrambi avevano sposato una donna che si chiamava Margherita. Scoprì ancora che il suo sosia aveva aperto il ristorante proprio nel giorno in cui Umberto I era salito al trono. Il Re, divertito da tutte queste coincidenze, decise che avrebbe rivisto il suo “gemello diverso” e gli disse che sarebbe tornato. Purtroppo la storia non andò così. Il giorno successivo il ristoratore, pulendo la sua pistola, fece partire un colpo che lo colpi accidentalmente ferendolo a morte. La polizia venne avvisata, e il Re, davvero impressionato dalla notizia, decise di partire immediatamente per portare le sue condoglianze alla vedova. Lì si verificò un’altra tragedia: durante il viaggio nella sua carrozza aperta, alle 22.25 del 29 luglio 1900, Re Umberto I venne colpito a morte dalla pistola dell’anarchico Gaetano Bresci.

Il mito e la leggenda

Queste strane coincidenza di eventi sono l’esempio di come a volte il destino sia davvero incredibile e contribuisca, insieme alla immaginazione popolare, a create il mito e la leggenda di un fatto pur basato su un fatto storico realmente avvenuto. Ovviamente le situazioni potrebbero essere state esagerate dalle dicerie popolari ma… ci piace pensare che, vista la fama del padre Vittorio Emanuele II di “tombeur de femme” con molti figli illegittimi, l’oste fosse davvero un gemello (o meglio un fratellastro) del Re.  Possiamo anche ipotizzare che, all’epoca i servizi segreti della corona, abbiano cercato di gettare tutta la notizia nell’ombra, per evitare ogni scandalo.  Resta comunque la coincidenza dei fatti e la domanda che ci poniamo oggi è: se l’oste era davvero un “gemello diverso”.. che fine hanno fatto i suoi discendenti? Se la legenda ha un fondamento storico dovremmo riuscire a trovare notizie dei discendenti dell’oste, ma a quanto pare essi non compaiono nè nei registri anagrafici (allora non molto in uso) nè nei registri parrocchiali, principale fonte anagrafica del tempo.