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Cop 26, Greenpeace critica i governi sul clima

Cop 26, Greenpeace critica i governi sul clima


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I cambiamenti climatici insorgono e qualcosa per fermarli bisognerà fare. Associazioni come Greenpeace, che da anni lottano per l’ambiente, sono in prima fila anche nelle discussioni con i governi. Perchè se è vero che ogni individuo può fare la sua parte, è vero anche che la partita più importante spetta alle istituzioni degli stati. La conferenza Cop 26 di Glasgow si avvicina e sarà proprio il luogo delle discussioni tra i paesi membri. Greenpeace, però, ha fatto sapere che alcuni stati vorrebbero ridurre i propri impegni in merito al cambiamento climatico. Ciò ha fatto discutere molto.

Cop 26, le informazioni rivelate

La notizia è stata rilanciata dalla BBC. Le informazioni arrivano però da Unearthed, il team di giornalismo investigativo messo su dalla branchia britannica di Greenpeace. Tra i documenti scovati dai giornalisti ci sono molti commenti al piano della riunione da parte dei governi, aziende e scienziati. Molti di questi sono critiche costruttive ma altri sono resistenze da parte di alcuni stati più ricchi che non vorrebbero aiutare con investimenti i paesi più poveri per sviluppare tecnologie verdi. E, purtroppo, le nazioni a pensarla così non sono poche. Il rischio più grande ora è che la Cop26 venga compromessa da queste azioni contrarie.

I paesi contrari e le motivazioni

Secondo le indiscrezioni, i paesi che non vorrebbero fornire il loro aiuto sono il Brasile, l’Argentina, l’Australia, il Giappone e l’Arabia Saudita. Questi, infatti, vorrebbero diminuire gli impegni significativi nella lotta al riscaldamento globale. I profitti di aziende molto influenti nelle singole nazioni sono passati davanti al clima. Le proteste riguardano anche altri paesi produttori di carbone, petrolio, gas e carne. La direttrice esecutiva di Greenpeace International ha dichiarato: “Invece di eliminare gradualmente la produzione di fonti fossili e gli insostenibili allevamenti intensivi continuano a usare ogni occasione per proteggere gli interessi di pochi e continuare a fare affari come sempre, mentre il pianeta brucia”.