Errore, nessun ID annuncio impostato! Controlla la tua sintassi! Calcio: altro che Special One, Guardiola ringrazia Mancini | Subito News

Calcio: altro che Special One, Guardiola ringrazia Mancini

Calcio: altro che Special One, Guardiola ringrazia Mancini


play Ascolta questo articolo

Orgoglio e presunzione? Non fanno parte di Pep Guardiola, da tempo considerato il miglior allenatore del mondo, ma che invece rispetta e apprezza il lavoro dei colleghi. Di alcuni addirittura riconosce il vero merito del proprio. Come nel caso di Roberto Mancini, indicato dal mister spagnolo come il vero rivoluzionario alla base dei successi del Manchester City.

«Tutto è iniziato più di dieci anni fa. La cosa più importante è stata la Premier vinta quando c’era Mancini. Ha cambiato la mentalità del club» ha affermato Guardiola dopo la conquista dell’ultimo trofeo, la terza Coppa di Lega consecutiva, riferendosi al campionato inglese vinto nel 2012 in volata sotto la guida dell’attuale ct azzurro. «Vincere il primo trofeo è sempre la cosa più difficile e Mancini, col suo staff e i suoi giocatori, l’ha fatto – ha proseguito Guardiola -. Quando vinci un trofeo, vai a farti la doccia e poi pensi al prossimo. E’ bello quello che abbiamo fatto in questi tre anni, ma ora ci aspettano altre sfide e altre finali da conquistare e vincere. Dobbiamo concentrarci su questo».

Insomma, spostare sempre in avanti l’asticella. Il ruolo dei grandi allenatori. Ognuno a suo modo. Con il guardiolismo, che non significa Tiki Taka, il famoso fraseggio infinito che ha portato nella storia il Barcellona del tecnico spagnolo, significa vincere e convincere, ma anche rispettare. L’opposto dello “Special One” José Mourinho, probabilmente anche di Antonio Conte, due profeti dello sport-combattimento e motivazione. L’ultimo esempio arriva dal commento di Guardiola al distacco notevole del suo City dal Liverpool di Klopp. «Mi sarebbe piaciuto essere più vicino alla testa e lottare ancora, ma si può dire che la corsa è chiusa e che loro hanno meritato di essere lassù».