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Revenge porn: In un anno oltre 1.000 indagini

Revenge porn: In un anno oltre 1.000 indagini


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Oltre mille le indagini aperte in Italia per il reato di revenge porn introdotto dal Codice Rosso, il pacchetto di misure introdotte dal Guardasigilli Alfonso Bonafede contro la violenza di genere, per punire la “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti” (art 612 ter cp). Il dato preoccupante è contenuto nel report realizzato dallo stesso ministro a un anno dall’entrata in vigore del Codice Rosso e presentato in streaming con la partecipazione all’evento del premier Giuseppe Conte, della ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e di Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere.

Revenge porn, le inchieste aperte

Per l’esattezza sono 1.083 le inchieste aperte per revenge porn, delle quali 121 si sono trasformate in richieste di rinvio a giudizio, 226 hanno portato a richieste di archiviazione e 8 a sentenze sentenze emesse (2 condanne con rito abbreviato, 3 patteggiamenti, 1 condanna in Tribunale, 2 proscioglimenti) con 3 processi conclusi in Tribunale e 13 tutt’ora in corso.

Tra il 1° agosto 2019 e il 31 luglio 2020 (includendo quindi anche i mesi di lockdown), per i quattro nuovi reati introdotti dal Codice Rosso (violazione misure di protezione per le vittime, costrizione al matrimonio, revenge porn, sfregi permanenti) sono state aperte in tutto 3.932 indagini e tra quelle già concluse in 686 casi è stata già formulata richiesta di rinvio a giudizio. In totale sono 90 i processi già conclusi (65 in fase di udienza preliminare e altri 25 in Tribunale) e nel 80 le condanne infilitte (compresi i patteggiamenti e i decreti penali). Altri 120 processi sono in corso in fase di dibattimentale.

«Il dato corposo delle denunce e quello dei procedimenti già approdati alla condanna in primo grado – si legge nel rapporto del Guardasigilli Alfonso Bonafede sulle nuove misure contro la violenza di genere – consentono di rilevare l’utilità concreta dell’approccio procedimentale, basato sulla corsia preferenziale dell’ascolto, e della introduzione dei nuovi reati. Il dato complessivo delle richieste di rinvio a giudizio appare significativo dell’opportunità dell’intervento normativo del Codice Rosso, in mancanza del quale le gravi condotte tipizzate non avrebbero avuto risposta adeguata».