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Alfredino: muore per Covid il minatore che lo recuperò

Alfredino: muore per Covid il minatore che lo recuperò


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Se ne va Lionello Lupi, il minatore che nel 1981 fa si calò nel cunicolo di Vermicino per recuperare il corpo ormai esamine del piccolo Alfredino Rampi, una terribile storia che quarant’anni fa tenne incollati gli italiani davanti alla tv per tre giorni. La raccontava spesso Lupi, morto a 94 anni all’ospedale Misericordia di Grosseto, dove era stato ricoverato in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Da tempo viveva in una Rsa dove e secondo la stampa locale aveva contratto il nuovo coronavirus.

La tragedia di Alfredino

Era il 10 giugno 1981 quando Alfredino, un bimbo di sei anni, era precipitato in un pozzo artesiano a Vermicino. Scattò una gara di solidarietà e di tentativi di soccorso. Si offrì anche il sardo Angelo Licheri, che si fece calare a testa in giù per tentare di afferrare il piccolo Rampi, incastrato a 60 metri di profondità, e riportarlo in superficie. Lo prese dalla canottierà, ma non riuscì a liberarlo dal fango. Dopo tre giorni Alfredino morì.

Il suo corpicino venne recuperato l’11 luglio da una squadra di minatori che avevano scavato un tunnel parallelo all’angusto pozzo artesiano dove Alfredino era caduto. Lionello Lupi aveva 55 anni all’epoca ed era entrato a far parte della squadra. Lavorava come minatore nelle Colline Metallifere ma corse a Vermicino per dare una mano. Pensava costantemente al bambino come a un figlio e portava sempre con sé la lettera ricevuta dall’azienda mineraria che lo ringraziava per la professionalità dimostrata durante quella tragedia.

«Era un orgoglio essere stato lì, davanti a quel pozzo, nella speranza di poter far qualcosa di buono – racconta al Corriere della Sera la nipote Beatrice -, ma era anche ossessionato dall’idea fissa che Alfredino potesse essere salvato. Mio nonno era convinto che se si fosse intervenuti in modo più rapido e tempestivo Alfredino sarebbe sopravvissuto a quell’inferno».

Lionello si è spento nella notte tra l’8 e il 9 gennaio nel reparto Covid di terapia intensiva dell’ospedale Misericordia di Grosseto. I parenti e gli amici sono convinti che avrebbe compiuto cent’anni se non avesse contratto il virus.