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Il castello di Invorio e la sua tragica leggenda

Il castello di Invorio e la sua tragica leggenda


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Invorio, un piccolo paesino in provincia di Novara, sorge in una zona collinare che separa il Lago Maggiore dal Lago d’Orta ed è famoso per il suo antico castello.

Si divide in due parti, una inferiore e una superiore e ci si arriva dalla Strada Provinciale che collega Arona a Borgomanero. Dopo aver percorso pochi chilometri si entra nel centro storico di Invorio Inferiore.

La zona è circondata da boschi, ma si intravede da lontano una bellissima torre Medioevale, facente parte di un antico castello appartenuto alla famiglia milanese dei Visconti.

Del castello purtroppo non resta quasi nulla, come per tanti castelli medievali: fu distrutto da Galeazzo Visconti nel 1358, pur di non cederlo al marchese del Monferrato. Oggi possiamo ammirare appunto la torre e alcuni tratti di mura immersi nel parco privato.

La torre è in sasso lavorato ed è alta circa 16,5 m. Si erge salda e possente su di un piccolo poggio proprio al centro del paese. A circa 5 m dal suolo, sul lato meridionale, presenta un’apertura sopra la quale è posto uno stemma in marmo dei Visconti.

La parte superiore ha una merlatura ghibellina a coda di rondine, aggiunta alla struttura originale nel XIX secolo.

Guardando le rovine noi immaginiamo ancora oggi l’antico splendore della struttura e possiamo leggere di antiche leggende che, come come succede per ogni castello, riemergono da storie narrate nei secoli.

La leggenda del castello

Secondo un’antica leggenda nella torre venne murata viva Margherita Pusterla ed ancora oggi nella notte sarebbe possibile sentire il suo pianto disperato.

Margherita Pusterla, Figlia di Uberto Visconti, visse nel XIV secolo: poeti e musicisti celebrarono la sua bellezza con canti e poesie. Una fama però, che pagò a caro prezzo.

Margherita Visconti sposò il nobile Francesco Pusterla da cui ebbe quattro figli. Visse un matrimonio felice fino a quando Luchino Visconti, Signore di Milano e suo cugino, si invaghì di lei.

Luchino Visconti, del resto sposatosi più volte, aveva fama di essere un donnaiolo di indole violenta…

La congiura

Margherita, follemente innamorata del marito, non cedette alle sue “avances” e anzi, raccontò tutto al Pusterla, che si infuriò e decise di vendicarsi.

Mise in atto una congiura e un piano per uccidere Luchino, ma un suo sostenitore Ramengo da Casate lo tradì, riferendo tutto al Visconti in cambio di protezione.

Quando il Pusterla si accorse della sua imminente fine si trovò costretto a fuggire ad Avignone, presso la corte del Papa.

Luchino fece imprigionare Margherita e torturare alcuni dei congiurati, scoprendo l’identità della mente dietro alla congiura, mentre non trovò prove sufficienti per incriminare i nipoti o forse volle semplicemente riservare la vendetta per il futuro.

Infatti, si narra che nel 1341 avvenne la decapitazione di Margherita, del marito e dei figli nella piazza del Broletto di Milano davanti agli occhi insanguinati del Signore di Milano.

Secondo la leggenda invece Il Visconti rinchiuse Margherita nel castello di Invorio, in un tentativo estremo di salvarla e farla sua. Vistosi nuovamente respinto, dopo ripetuti tentativi, l’avrebbe fatta murare viva nelle segrete del castello.

Invorio ha dedicato a Margherita Pusterla il vicolo che sale fino a casa Rusca, una antica via del paese che passa proprio sotto al castello.

La leggenda vuole che qualcuno abbia visto il fantasma della povera Margherita aggirarsi intorno alla torre, piangendo tristemente per la fine dei suoi cari.

Infine, ultima notizia ma non meno importante, nel 1838 lo storico Cesare Cantù, letterato, politico, archivista e scrittore italiano pubblicò il racconto su Margherita Pusterla, un romanzo intriso di tragedie e pessimismo sulle disgrazie familiari di questa bellissima donna, che resta comunque uno splendido affresco dell’epoca assieme al famosissimo romanzo del Manzoni, “I promessi sposi”.