Covid: tamponi rapidi in farmacia e dai medici di famiglia

Covid: tamponi rapidi in farmacia e dai medici di famiglia


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I tamponi rapidi si potranno fare in farmacia. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, annuncia l’inizio di una fase di sperimentazione: «In farmacia si fanno già i test sierologici in alcune regioni, proviamo a fare una sperimentazione come sta avvenendo a Trento per effettuare gli antigenici anche in farmacia». Speranza ha anche detto che si sta lavorando ad una convenzione con i medici di base per far sì che siano loro ad effettuare i tamponi rapidi che il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri sta acquistando. La nuova normativa sui test rapidi fatti dai medici di famiglia prevede l’adesione volontaria dei camici bianchi e una possibile aggiunta contrattuale all’accordo collettivo di lavoro dei medici di base.

Procedure da snellire per i tamponi

C’è poi l’esigenza di semplificare le procedure di tracciamento. «Abbiamo ridotto la quarantena a 10 giorni e eliminato il secondo tampone, siamo disponibili a trovare nuovi ambiti di intervento specifici» ha confermato Speranza, mentre il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, ha annunciato un contingente di duemila operatori per potenziare le attività di tracciamento. «Con un’ordinanza di protezione civile creiamo un contingente per potenziare le reti sanitarie interne alle Asl e rafforzare le operazioni di tracciamento». Il modello è lo stesso che a marzo ha portato medici e infermieri volontari negli ospedali più in difficoltà, e gli operatori socio sanitari in carceri e Rsa. I 2mila operatori verranno individuati con un bando della Protezione civile: 1.500 saranno destinati ad effettuare tamponi, test e tracciamento, mentre altri 500 lavoreranno sulla richiesta di informazioni e sulle procedure da seguire.

Boccia ha spiegato che l’obiettivo è di creare un contingente di persone «che non arrivano né da aziende ospedaliere pubbliche né private, perché non possiamo chiedere a nessuno di privarsi delle proprie risorse in questo momento». Dunque ci si rivolge a «liberi professionisti o a coloro che non hanno un’occupazione fissa, ad autonomi che hanno caratteristiche che individuiamo insieme alle Regioni e potranno lavorare fino al termine dello stato di emergenza sanitaria». Gli operatori saranno nella disponibilità delle singole Asl e le domande saranno fatte direttamente per la Regione di residenza.