Anaffettività, cosa si intende e cause

Anaffettività, cosa si intende e cause


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L’anaffettività è una condizione che rende le persone incapaci di provare affetto. In questo articolo vedremo cosa significa relazionarsi con soggetti anaffettivi e approfondiremo il significato della condizione, le cause e la sintomatologia che caratterizza i soggetti che ne sono afflitti.

Anaffettività, significato

L’anaffettività è intesa come l’incapacità di un individuo di provare affetto e, quindi, di non avere alcuna capacità di elaborare processi emotivi. È un’incapacità che può diventare patologica e può comportare la repressione e la non espressione delle proprie emozioni.

Oltre ad essere drammatica e dolorosa per chi la vive, l’anaffettività ferisce i soggetti che entrano in contatto con l’individuo incapace di esprimere le proprie emozioni. Come molte delle patologie psichiche e mentali la società fatica a riconoscere certi disturbi come vere e proprie malattie e, per questo, molti dei soggetti anaffettivi non sanno nemmeno di esserlo.

Essi vivono una percezione distorta della realtà nella quale sviluppano credenze “patogene” che li portano a pensare di non dover dare e ricevere affetto perché immeritato, di conseguenza vivono un forte distacco dalla società.

Spesso questo individuo si mostra “duro” e determinato: dimostra una “chiusura fisica” come il  rifiuto al contatto corporeo e un forte disagio quando viene toccato, baciato o abbracciato.

Anaffettività: cause

Per la precisione l’anaffettività non è una patologia o una sindrome ma è un sintomo psicologico che ha origine in altri disturbi, come psicosi, nevrosi ossessive, anoressia mentale, disturbo della personalità e disturbo bipolare. In pratica il soggetto anaffettivo in presenza di emozioni prova rabbia, disagio o paura e solleva una barriera che lo fa sentire protetto da ciò che egli considera una debolezza.

È chiaro che un simile modo di vivere l’affetto sia derivante da traumi e stress non superati, soprattutto se avvenuti in età infantile o in adolescenza. Se l’amore per l’individuo è stato vissuto in modo doloroso e frustrante questo comporterà una repulsione nei confronti dello stesso, tant’è che l’affetto verrà vissuto come qualcosa di doloroso, pericoloso o da evitare.

L’ anaffettività, quindi, non è una semplice incapacità di amare ma un timore di farlo per ferite irrisolte che hanno messo a nudo l’integrità psichica dei soggetti affetti. Questa condizione spinge le persone a concentrarsi sul lavoro e sugli aspetti materiali della vita concentrando le loro relazioni su persone che apprezzano il loro aspetto superficiale, evitando persone profonde che  vogliono vivere con affetto e amore.

Si tratta di una protezione inconscia dovuta al timore del ripetersi di situazioni di grande dolore in cui il soggetto anaffettivo ha vissuto l’abbandono, la fine di un amore o il trauma di un legame non corrisposto adeguatamente. Il rifiuto di affetto, quindi, non è dovuto ad una freddezza interiore patologica ma ad un disperato bisogno di colmare il dànno subito. La freddezza che traspare all’esterno è spesso individuata come cinismo ma dietro questo muro di gelo c’è spesso un individuo che soffre senza esserne realmente consapevole.

Chi colpisce

Il soggetto anaffettivo è colpito contemporaneamente sul piano affettivo, cognitivo e comportamentale, ed è solitamente estremamente dedito al lavoro al quale relega un’importanza quasi smodata e narcisistica. Egli si auto-regola in presenza di altre persone ma si dimostra più propenso ad apprezzare valori materiali come l’estetica, l’immagine, il possesso di beni.

Appare freddo, spesso distaccato e sulla difensiva, soprattutto nei confronti di domande personali o situazioni di contatto emotivo con il prossimo. Tende a fuggire dalle occasioni di relazioni sentimentali e prova angoscia all’idea di essere abbandonato o traumatizzato da chi entra in contatto con la sua sfera emotiva. Tende a non fidarsi dell’affetto dichiarato dagli altri ed è spesso interessato da disforia dell’umore che alterna stati di ansia a irritabilità e depressione.

Anaffettività e cura: ci sono terapie?

Non c’è una sola terapia ma una serie di percorsi che si possono intraprendere per affrontare il passato e accettarlo. La scelta del tipo di terapia dipende molto anche dal rapporto di fiducia che si deve necessariamente instaurare con il terapista. La spinta a guarire da questo sintomo deve provenire dalla voglia di superare i disturbi di cui abbiamo accennato sopra. Per un quadro specifico, tuttavia, conviene sempre rivolgersi ad un esperto.